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Il comune di Unione Montana Mombarone appartiene a: Regione Piemonte (Apre il link in una nuova scheda)

Territorio

TERRITORIO ANDRATE:

Andrate è un piccolo e delizioso comune di circa 500 abitanti situato sulla sommità della piccola Serra, dominante su tutto l'Anfiteatro morenico di Ivrea; dall’alto dei suoi 836 metri sul livello del mare si puo’ ammirare un panorama stupendo ed insolito: la Serra, i 5 laghi fra i colli di Ivrea, la Dora Baltea, il lago di Viverone, la catena Alpina e addirittura gli Appennini!

Sul Monte che domina Andrate, il Mombarone, nel 1900 è stato costruito il Redentore, distrutto da un fulmine nel 1948, rifatto grazie agli Alpini nel 1991.

Andrate è immersa totalmente nella Natura: Boschi, Monti, Fiumi, Laghi: è un Paradiso per le Escursioni e la Mountain bike; inoltre è il punto di partenza dell’Alta Via dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea!

TERRITORIO CAREMA:


La fertile conca caremese adagiata sulla sinistra orografica della Dora Baltea, al riparo dai venti freddi: la naturale collocazione a ridosso delle montagne e l’orientamento sud – ovest hanno originato un microclima mite particolarmente favorevole alla vite, la cui diffusione ha decretato la radicale trasformazione del paesaggio.

La millenaria cultura enologica e l'importante attività agricolo-vitivinicola, della quale il D.O.C. CAREMA è il simbolo, stanno all'interno del tipico e unico ambiente che circonda il nostro paese, caratterizzato dai rinomati vigneti coltivati a pergola su caratteristici terrazzamenti sormontati dai "pilun" in pietra: una realtà paesaggistico-ambientale di singolare ed importante rilievo.

Le pendici collinari sono state interamente terrazzate, grazie al secolare lavoro di trasporto del terreno fertile a mezzo di gerle e alla costruzione di muri di sostegno in pietra a secco, che caratterizzano il paesaggio e delimitano sui tre lati le terrazze.
Su di essi sorgono i pilun, colonne tronco-coniche in pietra e calce di altezza variabile, sormontate da un disco in pietra o da una pietra scavata a forma di U. Dietro i pilun sono disposte due o tre file di pali in legno di castagno, che formano le campate d’appoggio della pergola. Le terrazze sono collegate tra loro attraverso un labirinto di sentieri, scale di pietra e gradini asbalzo incastrati nei muri. Il deflusso delle acque piovane è ingegnosamente ottenuto mediante una rete di condotte e canalette scavate nella roccia.
Le viti crescono su queste ardite architetture: le piante, messe a dimora a monte del terrazzo, vengono allevate in modo tale che il fusto sia alto quanto la pergola ed i tralci si sviluppino sulla stessa.
La presenza di centinaia di pilun in pietra e calce, capaci di immagazzinare il calore del sole durante il giorno e di restituirlo ai grappoli nella notte, ed il reticolo geometrico della pergola costituiscono l’unicità e l’originalità del paesaggio caremese.

A questo magnifico e suggestivo anfiteatro naturale, si aggiunge un centro storico che ha mantenuto una sua specificità difficilmente rintracciabile in altre realtà, descritto anche come il villaggio della "vigna vivente" da Lorenzo Corino della "viticoltura urbana".

Camminando tra le strette e tortuose viuzze che percorrono i vecchi muri in pietra delle case, si possono scoprire le antiche fontane che abbelliscono gli incroci di alcune vie, edifici di notevole importanza storica e architettonica, caratteristici angoli, valorizzati da portali di pietra e balconi lignei, che fanno rivivere la tradizione rurale.

TERRITORIO NOMAGLIO:


Nomaglio presenta i connotati tipici di un paese di montagna: percorrendo la Via Maestra, che attraversa tutto il centro, si osservano molti vecchi e nuovi edifici in pietra caratterizzati da loggiati con i bassi archi canavesani, a metà della via si incontra il “Burnel”, un antico masso coppellato successivamente trasformato in fontana; il Burnel accompagna da secoli la vita degli abitanti del luogo, sulla sua superficie si possono osservare le coppelle incise in età preistorica e i solchi, molto più recenti, lasciati da lame e coltelli che qui venivano molati, sfruttando la pietra e l’acqua corrente. Poco oltre, a sinistra si incontra un tratto della Via Francigena che collega, con un percorso molto panoramico, Nomaglio a Settimo Vittone: percorrendolo in discesa si raggiunge rapidamente l’antico mulino, attivo dal Settecento e rimasto in uso fino agli inizi del XX secolo; accanto al mulino, che costituisce il fulcro dell'Ecomuseo della Castagna, sono visibili diversi corsi d’acqua e vasche per raccoglierla ed utilizzarla nella produzione di energia.
Al termine della Via maestra si incontra il Salone dell’Ecomuseo, dal quale si può proseguire a piedi lungo il Sentiero del Castagno, percorso attrezzato che consente di vedere boschi incantevoli, massi con incisioni e edifici rurali usati nella coltura del castagno; risalendo invece la strada che si apre a destra della chiesa parrocchiale si raggiunge l’essiccatoio, nel quale le castagne vengono affumicate e tenute a seccare: entrando è possibile percepire l’aroma del fumo e delle essenze arboree.

TERRITORIO SETTIMO VITTONE:


Settimo Vittone è un comune montano che si estende dal fondovalle, solcato dalla Dora Baltea, sino ai crinali montuosi del Mombarone: è posto al Centro della valle della Dora Baltea, il Comune è composto dal Capoluogo e dalle frazioni di Montestrutto, Cesnola e Torre Daniele a valle mentre in quota vi è Trovinasse; il paesaggio varia dall’abitato che si trova a valle fra pascoli e boschi di latifoglie a un paesaggio alpino composto da boschi misti di aghifoglie e latifoglie fino alla prateria alpina. A Ovest il confine con Tavagnasco lo segna la Dora mentre a est la Colma di Mombarone fa da confine con il Biellese e la Valle d'Aosta; a sud si apre la vallata in direzione Ivrea mentre a nord il torrente Chiussuma fa da confine con Airale e Carema.

Settimo Vittone vanta uno scenario di straordinario interesse paesaggistico scandito dall’alternanza di antichi terrazzamenti in pietra a secco sormontati da colonne troncoconiche chiamate “pilun” che modellano il versante esposto a sud e sorreggono le pergole in legno; sugli assolati terrazzamenti si coltivano le uve ottenute dai vitigni di Nebbiolo e gli olivi, impiantati in tempi più recenti recuperando le antiche specie che già crescevano sul territorio. Il toponimo ricorda le origini lontane di questa terra: il termine romano Settimo significa “a sette miglia da Ivrea”.
Il territorio è ricco di nuclei minori e chiese di remota origine, uniti fra loro da un fitto sistema viario di antiche mulattiere sulla traccia della Via delle Gallie.


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